Residenza 16 - Marta Bevilacqua / Arearea
DIALOGHI / RESIDENZE DELLE ARTI PERFORMATIVE A VILLA MANIN
Residenza 16
Villa Manin, Spazio Residenze
MARTA BEVILACQUA / AREAREA (IT)
27 - 31 maggio 2019 - prima parte
1 - 5 luglio 2019 - seconda parte
5 - 9 agosto 2019 - terza parte
Il rovescio
Residenza aperta al pubblico
mercoledì 7 agosto 2019, ore 20
Villa Manin di Passariano, Spazio Residenze
ingresso libero, prenotazione obbligatoria: t.+39 0432 504765, residenzevillamanin@cssudine.it
Equipe in Residenza
Marta Bevilacqua, coreografa
Valentina Saggin, assistente alla coreografia
Alejandro Bonn, Angelica Margherita, Gioia Martinelli, Carolina Alessandra Valentini, performer/danzatori
Stefano Bragagnolo, suono
Daniela Bestetti, light designer
Concept della Residenza
“Il Rovescio è insieme un’azione e una situazione.
E’ un evento che modifica la prospettiva, un’azione imprevista che sposta la dinamica del presente.
Il mio nuovo progetto affronta, ancora una volta, il caro tema del doppio.
In fase di creazione, il doppio si scosta dall’ambito psicologico ed introspettivo per estendersi alle sorti della cultura contemporanea e della convivenza sociale. Se nella precedente indagine sul tema, Concetti sfumati ai bordi, Valentina ed io ci trovavamo in una stanza dell’anima, ne Il Rovescio tre danzatrici e un performer si trovano in uno spazio lunare, spaziale o comunque aperto.
Il Rovescio saltella, nelle speranza di vincere la gravità di Concetti, e si guarda intorno accompagnato da un grande classico della cultura della pace, della speranza, del rispetto della complessità esistenziale: “Dark Side of the Moon” concepito nel 1973 dal mitico gruppo britannico Pink Floyd.
I Quattro interpreti si misurano con parole che oggi paiono vuote: potere, libertà, temperanza (tra le altre).
Sradicato ogni senso di bellezza e compromessa ogni competenza artistica, la mia percezione intellettuale deposita i Concetti e si getta nel Rovescio, nella scia dell’omologazione, del fenomeno, del talento, del diverso, del comune. In un linguaggio politico oggi ambiguo, vorace, fitto di se e di ma...nemmeno l’arte sembra più mostrare la via d’uscita. Tanto vale allora, parlare al rovescio, fare finta di non fare quello che si è sempre fatto, ambire, in buona sostanza, all’assurdo, cavalcare il crine della dissonanza, trasformare se stessi in un progetto esportabile e portare a compimento definitivamente la società liquida, oramai anche gassosa, della performance: tutto è concesso a tutti e nulla è per nessuno. Il presente, infarcito di preoccupanti elogi della giovinezza, istigazione alla procreazione, stanziamento di denari per progetti-assemblaggio dalla discutibile sostanza, il presente, dicevo, è il vero tema de Il Rovescio.
Il titolo è volutamente tronco perché il diritto è inafferrabile.
Il titolo si appoggia alle righe del primissimo testo di Albert Camus “Il Diritto e il Rovescio”, appunto. In quel testo, di recente pubblicazione, si portano alla luce, luce solare per all’autore, le motivazioni profonde della creazione d’artista, le sue poetiche, le sue ancestrali ispirazioni.
Scrive Camus : - Questo almeno so per certo, che l’opera di un uomo altro non è che il lungo cammino per ritrovare attraverso le vie dell’arte le due o tre immagini semplici e grandi sulle quali il cuore una prima volta si è aperto.
Apriti cuore dunque e rivela la tua versione dell’altro lato della Luna.
Nella mercificazione dei linguaggi dell’arte, nell’omologazione delle tendenze culturali, nel subissamento della bellezza appannaggio delle verità ad effetto - e perciò facilmente distribuibile - il Rovescio si staglia nella mia ricerca artistica con una punta di autoironia e una messa al centro dei contenuti che ancor oggi, alimentano la quotidiana lotta alla superficialità. Ma che cosa rovesciamo noi? Ne siamo ancora capaci? Potremo mai invertire la tendenza? Si rovescia uno status quo, si rovescia un bicchier d’acqua, si rovescia una prospettiva, una moneta, un lavoro a maglia, quindi una trama. Prima che un pensiero sociale, mascherato da interessi e ignoranza, il Rovescio è un pensiero e una pratica esistenziale”.
Marta Bevilacqua/Arearea
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