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Udine | Teatro S. Giorgio
23 aprile 2002 ore  21:00
25 aprile 2002 ore  21:00

Divo Meso

I temi e i sentimenti di uno dei più importanti autori dell'area balcanica, il macedone Goran Stefanovski, incontrano l'intuito teatrale di uno dei più giovani registi del suo paese, Aleksandar Popovski.

locandina
anno
2002
testo
Goran Stefanovski
regia
Aleksandar Popovski
interpreti
Nikola Ristanovski, Nikolina Kujaca, Riosto Gogovski, Dejan Lilic, Dragan Spasov, Biljana Dragicevic, Irena Ristic, Snezana Stameska, Sofija Matevska Kunovska, Kalina Kumovska
scene/luci
scenografia e costumi Angelina Atlagic
musiche
Kiril Dzajkovski
produzione
Teatro d'Arte Drammatica di Skopje - Macedonia

I temi e i sentimenti di uno dei più importanti autori dell'area balcanica, il macedone
Goran Stefanovski, incontrano l'intuito teatrale di uno dei più giovani registi del suo paese, Aleksandar Popovski. Il testimone dei valori teatrali passa da una generazione alla successiva e il risultato è uno spettacolo di fascino estremo, affilato come la lama del coltello, duro come i sassi, profetico come un segno del destino. Stefanovski ha scritto Divo Meso nel 1980, molti anni prima che la Jugoslavia cominciasse a trasformarsi per esplodere nell'insanguinato volgere degli anni Novanta. Popovski lo ha allestito pochi mesi fa e presentato a Belgrado, al Bitef, il festival del teatro che con le sue 35 edizioni è uno dei simboli del passaggio tra il vecchio e il nuovo stato delle cose. La vicenda ricostruisce la vita di una famiglia di Skopje nei mesi che precedono l'invasione nazista del 1941. Gli avvenimenti sembrano osservati nel campo lungo della visione storica, ma è l'occhio del presente che li racconta e li trasforma in germi di attualità. La piccola casa degli Andrejevic, il carattere orgogliosamente balcanico dei suoi abitanti, l'approssimarsi di una storia che promette di travolgere ogni precaria certezza, individuale o collettiva. Tutto parla qui del passato e tutto esplicita il presente.  «Non ne posso più di una pace così» dice Maria, la donna a cui l'autore consegna il filo della storia. Dalle sue labbra emergono le note di un vecchio motivo popolare macedone che canta l'«orgoglio della carne», Divo Meso appunto.

Quante volte ho desiderato di andarmene di qui, di togliermi di dosso questa colla, questa stirpe, di rinunciare, di recidere questo cordone ombelicale, di affidarmi a qualcuno che possa portarmi da qualche parte lontano, lontano, in un luogo dove io possa dimenticare cosa sono stato e ciò a cui appartenevo. Perché non me ne sono andato? O perché sono tornato?

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