Udine | Teatro S. Giorgio
1 novembre 2001 ore  21:00
3 novembre 2001 ore  21:00

Ritornanti

In Ritornanti, Enzo Moscato compone brani tratti da alcuni suoi precedenti spettacoli: Spiritilli, Cartesiana, Little Peach e con essi riafferma uno scarto lancinante: tra il crescere del suo originale linguaggio e il dramma immobile del sotterraneo mondo napoletano, che le sue parole e i suoi personaggi evocano in scena.

locandina
anno
2002
testo
recital/reading da Spiritilli, Cartesiana, Little Peach
di e con Enzo Moscato
interpreti
e con Cristina Donadio
e la partecipazione di Tata Barbalato
e Giuseppe Affinito jr.
musiche
Donamos e Pappi Corsicato
e...
costumi e arredo scenico Tata Barbalato
produzione
Compagnia Teatrale Enzo Moscato

«Tu, Enzo, cerchi le parole nei ricordi. Quelle più preziose, quelle più desuete o quelle che oggi mancano. Ma tu prepari anche il futuro, inventi le parole: parole p' 'a cosa bella che solleciti ad accadere domani. Un filo di voce intonato, un soliloquio perenne, un lungo mantra, che nella sua vana tragicità ha lampi ironici e comici riverberi». Così Leo De Berardinis, straordinario maestro del teatro italiano, saluta l'arte di Enzo Moscato. Autore, attore, drammaturgo, cantante, regista, Moscato è l'artista che ha saputo trarre dal patrimonio espressivo di Napoli effetti di contemporaneità e innovazione pur attingendo a quanto di più tradizionale e profondo è nella cultura della sua città. Prostitute, ladri, femminielli, madri di dieci figli, signurine, sceneggiate e fatti di sangue, il comico che scaturisce da una precaria condizione di vita, tutto ciò che va sotto il nome di colore locale o folclore: i santi e le madonne, gli scongiuri e i miracoli, gli scugnizzi, le bancarelle, gli avvertimenti della camorra, la fortuna letta nei fondi del caffè... Una grazia attesa, o una dannazione ritornante. In Ritornanti, Enzo Moscato compone brani tratti da alcuni suoi precedenti spettacoli: Spiritilli, Cartesiana, Little Peach e con essi riafferma uno scarto lancinante: tra il crescere del suo originale linguaggio e il dramma immobile del sotterraneo mondo napoletano, che le sue parole e i suoi personaggi evocano in scena.
Le canzoni, i monologhi, le voci di Enzo Moscato si vedono. E vedere voci è poesia.

Il nomadismo della ricerca, lo spostamento continuo del limite, non dovrebbe essere mai disgiunto dal rassicurante, naturale, portarsi appresso sempre le proprie cose, il proprio passato, le proprie masserizie... passi già percorsi, sentieri già battuti, contagi e mali esperiti, o magari, chissà, per quale grazia o imperscrutabile sventura, scampati, mai avuti...

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