Udine | Teatro Zanon
11 marzo 1998
12 marzo 1998
Monsieur Malaussène
Dal successo della saga capolavoro sulla "tribù" di Benjamin Malaussène, il "capro espiatorio" nato dal talento comico di Daniel Pennac faceva arriva sulla scena teatrale, interpretato da Claudio Bisio.
locandinaluci Fabio Cingano
musiche Paolo Silvestri
al pianoforte Luca Lamari
Un anno fa, dal successo della saga capolavoro sulla "tribù" di Benjamin Malaussène, il "capro espiatorio" nato dal talento comico di Daniel Pennac faceva il suo debutto sulla scena teatrale. A Parigi, dove Monsieur Malaussène è stato presentato in anteprima, è un trionfo. Il pubblico applaude dal vivo un comico Malaussène che entra in scena a dialogare surrealmente con una ecografia ed esprimere così con impagabile e affettuosa ironia le sue ansie di futuro padre. "C'è un piccolo qualcuno in Julie? Nascerà? Si beccherà l'opera in quadricromia della vita? Cadrà dal niente al peggio?". Gravidi interrogativi che rendono quanto mai comica la prima gestazione teatrale di Pennac. E ora tocca alla versione italiana: Monsieur Malaussène che si può anche leggere nel volume “Ultime notizie dalla famiglia”, tradotto da Yasmina Melaouah per le edizioni Feltrinelli. Divertita e fedele voce dell'universo poetico dell'autore francese è la compagnia genovese del Teatro dell’Archivolto (diretta da Giorgio Gallione), che ha scoperto per l'ineffabile "capro espiatorio" un perfetto alter ego: l'attore Claudio Bisio, uno dei comici più amati della nuova generazione. Un impegno teatrale che si aggiunge a tanti altri in questa felicissima fase della carriera di Bisio: dopo la notorietà conquistatasi grazie ai ruoli interpretati sul grande schermo per il cinema di Gabriele Salvatores (da Mediterraneo a Puerto Escondido), gli impegni teatrali con il Teatro dell’Elfo (sempre sotto la regia di Salvatores, in spettacoli come Sogno di una notte di mezza estate e Comedians), ora è l’ora del successo televisivo: da Cielito Lindo a Giù la testa, fino ai tanti personaggi - rivelazione per l’ultima edizione di Mai dire gol. Riluttante a lungo a trasportare i suoi romanzi dalle pagine stampate al palcoscenico, Pennac cede all’irruzione del teatro nel suo mondo dopo aver ascoltato una lettura pubblica di un attore francese chiamato a dare corpo alle sue parole. "Penso - ha spiegato allora Pennac - che ogni romanzo sia una confidenza dal silenzio al silenzio. Autore e lettore fanno amicizia, ma su scaffali diversi, in luoghi estranei, ognuno nel suo mondo. Il silenzio delle parole è il legame. Dovrebbe dunque scusarsi il romanziere che fa irruzione sul palcoscenico. Il teatro, luogo di tutti, non è il suo spazio. Però quella sera, tramite quella voce, ho sentito ben più delle mie parole: ho sentito le mie intenzioni. Su quel viso d'attore ho visto i miei silenzi, come se questo tizio avesse passato la sua vita nella mia rabbia intima. Sorpresa! Scoprivo che l'essenza del teatro è quella di far nascere i silenzi".