Udine | Teatro S. Giorgio
20 febbraio 1998
21 febbraio 1998
Nunzio
Una regia importante, quella di Carlo Cecchi, per un piccolo gioiello di drammaturgia, scritto da Spiro Scimone, in scena insieme al compagno di sempre, Francesco Sframeli.
locandinaUna regia importante, quella di Carlo Cecchi, per un piccolo gioiello di drammaturgia: Nunzio è infatti l’opera prima che ha rivelato il talento teatrale di Spiro Scimone, attore messinese con il gusto per la scrittura, vincitore nel 1994, proprio presentando la sua prima pièce teatrale, del Premio IDI “Autori Nuovi”, nel 1995 della Medaglia d’oro IDI per la drammaturgia 1995 assieme alle tante Nomination a Premio speciale UBU. Tutti successi che culminano nel coronamento del sogno più grande di Scimone: far dirigere Nunzio da Carlo Cecchi. Nel 1995 è già realtà, visto che quella piccola opera pensata per due soli attori in scena (lo stesso Scimone e il suo compagno di sempre Francesco Sframeli), ma che porta alla ribalta una nuova grande lingua che sembra nata per il teatro, il dialetto messinese - fa perdutamente innamorare il regista toscano.
Nunzio racconta lo strano incontro fra due personaggi, Nunzio e Pino, il primo operaio in una fabbrica di prodotti chimici, killer il secondo, due cittadini del sud diseredato, ospiti mal tollerati di una metropoli del nord dove dividono un piccolo appartamento. Piccole premure, ruvidi scambi di ambigua virilità, una convivenza scandita dalla reticenza, soffusa di ironia, di comicità che dal riso può sfociare nel pianto. L’azione, che copre l’arco di una giornata, descrive il momento in cui Pino torna a casa dopo l’ennesimo omicidio e scopre che Nunzio è seriamente ammalato. I due amici-nemici instaurano un dialogo su niente eppure parlano di tutto, scoprendo il senso di solitudine, di emarginazione, ma anche un’amicizia solidale toccante e intensa.
La scenografia di Sergio Tramonti ci introduce in un interno da sottoproletariato urbano, tutto formica, metallo e altarini, una casa dormitorio divenuta claustrofobico rifugio per Pino, il killer su commissione interpretato da Scimone, e il fragile Nunzio (Francesco Sframeli). Carlo Cecchi dirige la pièce seguendo la lezione pinteriana, fissando tempi ferrei nella scansione dei movimenti e negli scambi di battute, giocando sull’inespresso e sulla sottrazione, evitando ogni didascalismo e valorizzando al massimo un dialogo fatto di frasi che sembrano scolpite nel tempo.