Udine | Teatro Palamostre
2 marzo 1995
5 marzo 1995
Zingari
L'avventura del protagonista e l'avventura del pubblico accomunate dall'esplodere di passioni e di visioni del testo di Raffaele Viviani.
locandinaL'avventura del protagonista e l'avventura del pubblico accomunate dall'esplodere di passioni e di visioni del testo di Raffaele Viviani. C'è una comunità in gioco, con le sue pratiche oscure, il malocchio, i plagi, le superstizioni, in una storia d'amore e di morte. Una rappresentazione del bene e del male vede l'uno contro l'altro Gennarino, chiamato Il Figlio della Madonna perché allevato trovate Il o dai nomadi e '0 Diavulone, capo e sfruttatore del gruppo che gli sottrae Paloma, come lui raccolta per la strada e con lui cresciuta. E' un'evasione dalla realtà, dal mondo così com'è; Viviani si fa visionario per un atto di ribellione alla realtà stessa che gli si presenta troppo limitata e quindi addirittura irreale. Il Viviani realista si impadronisce della nostra immaginazione e ci tiene come in uno stato di ipnosi, e per fare ciò decide di occuparsi di un gruppo di emarginati, di zingari con le loro magie e fatture. Affascinante la forma del testo: al posto di un interesse morboso, psicologico per i personaggi, Viviani crea un'atmosfera in cui calarli e la trasforma di momento in momento, alternando il sogno alla realtà e poi al delirio, e poi ancora confonde tutti questi momenti insieme. Tutto ciò è qualcosa che sembra avere relazione con quello che di antico ancora resta dell'evento teatrale come pura emozione, come mistero. Proprio grazie a questo andamento drammaturgico per atmosfere e non per personaggi, aumenta la possibilità che quello che avviene sotto gli occhi dello spettatore possa riflettersi nella sua esperienza più intima all'interno dell'edificio teatrale, in quel momento e soltanto lì.