Residenza 51 - Simona Bertozzi
DIALOGHI / RESIDENZE DELLE ARTI PERFORMATIVE A VILLA MANIN
Residenza 51
Villa Manin, Spazio Residenze
25 – 30 luglio 2021
1 – 5, 11 – 13 novembre 2021
SIMONA BERTOZZI
Quel che resta (work in progress)
Equipe in residenza - primo periodo
Simona Bertozzi, concept e coreografia
Marta Ciappina e Simona Bertozzi, danzatrici
Giuseppe Filipponio light design
Equipe in residenza - secondo periodo
Simona Bertozzi, concept e coreografia
Arianna Brugiolo, Valentina Foschi e Simona Bertozzi, danzatrici
“Un corpo è una deflagrazione.”
J.L.Nancy
Durante il periodo di Residenza a Dialoghi, il lavoro di ricerca della coreografa Simona Bertozzi e della danzatrice Marta Ciappina si concentra sulla composizione del percorso performativo Quel che resta, un lavoro incluso in THAUMA, un progetto multiforme e contenitore di azioni performative di diversa natura che pongono la danza al centro della ricerca come immersione nel corpo, potenza del gesto e condizione di presenza.
“Sin dall’inizio del lavoro con Marta Ciappina ho cercato di attribuire allo spazio delle caratteristiche ambientali che potessero indurre a delle visioni, a delle mutazioni, a delle inattese capacità di adattamento. Dei modi inediti dello stare. Tutto questo lasciando che fosse il movimento a impadronirsi delle geometrie, per sorprenderci, quasi nostro malgrado, in atteggiamenti di continua affezione e irresistibile risonanza.
C’era la glaciazione, dove tutto oppone resistenza, c’erano le pelli, dove la verticalità è compromessa da continue germinazioni e c’era la moltitudine, quella sezione di spazio in cui ci si orienta tra innumerevoli presenze, sbilanciando la dinamica verso un unico punto di fuga.
E poi c’era quel che resta, il territorio degli approdi per nuove ripartenze.
Quello in cui la danza si congela per stare in un gesto, in una sospensione. In una ossatura che è fine e principio al contempo
Esercitandoci su questa mappa, abbiamo depositato il primo tracciato in itinere del lavoro, rinnovandoci lo stupore per comune necessità di ingresso nella danza in quanto immersione nel corpo e possibilità di sostare nell’immediatezza.
Ce l’eravamo dette anche al telefono, durante il lockdown di primavera…
In quel vacillare del mondo, ciò che restava, tra i molti desideri, era l’ingresso nel ballo.
Il ballo più nudo possibile…”
Simona Bertozzi