Genio e sregolatezza barocchi
Alambicchi musicali e poetici nel Friuli tra '500 e '600
locandinaGiovanni Marsilio - violino
Giorgio Samar - flauto
Silvio Carnevaletti - cornetto e serpentone
Renato della Torre - clavicembalo
L'inverno di Ciro di Pers "vinto è dal candore del bel seno di Nicea ", quello di Ermes di Colloredo " al glazze la pive ".
L'Amore di Giovanni di Strassoldo è "gioco e riso", mentre quello descritto da Eusebio Stella appare come "un'ingestiara cenza cuul".
Contrasti, scontri, approcci con un 'idea poetica finalmente ribelle a regole e a schemi, a modelli e a dettami, e proiettata invece alla ricerca di sensazione nuove, di giochi di parole e persino di lingue nuove. Per questo, mentre il Vocabolario della Crusca prescrive -in ritardo ahimè come tutti i vocabolari- i modelli lessicali e stilistici che ogni buon letterato deve assimilare e riprodurre nel corso del XVII secolo, ecco fiorire in Friuli il desiderio di scrivere e poetare nella parlata locale. Proprio da questo contrasto scaturirono in quegli anni ricerche ed elaborazioni liriche spesso tanto sconosciute o sottovalutate quanto accattivanti, curiose, moderne.
Ne abbiamo raccolte alcune che, accompagnate da musiche di autori ''furlani'' che vissero gli anni della transizione tra Rinascimento ed età Barocca, ridipingono in toni ora soffusi ora aggressivi l'immagine di un Friuli musicale e letterario in gran parte ancora sconosciuto.