Ceci n'est pas Omar

Omar Giorgio Makhloufi

locandina
anno
2025
testo
di e con Omar Giorgio Makhloufi
dramaturg Diana Dardi
produzione
CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia
si ringraziano Theatron 2.0, Teatro Miela Bonawentura Soc Coop.

“Attraverso la memoria diretta di mio padre, recuperata tramite interviste, con l’ausilio di fonti storiche, ripercorro la storia della mia famiglia paterna, direttamente coinvolta in uno dei più grandi conflitti che riguardano la storia del colonialismo europeo: La Guerra d’Algeria.
In particolare, mi interrogo sul senso della parola identità a partire dal complesso legame che intercorre tra me e la mia stessa identità (culturale, di costume, intellettuale) e del mondo di valori in cui sono cresciuto (L’Italia della seconda Repubblica) e il mondo dei miei nonni che non ho mai conosciuto. Inoltre, l’indagine tratta anche l’alienazione prodotta dalla dialettica colonizzato - colonizzatore, e della storia politica contorta e difficile dell’Algeria.
Cosa penserebbe mio nonno algerino di me? E mia nonna? C’è qualcosa che ci può legare ancora, oltre al mero rapporto biologico? Cosa posso imparare da quei nonni che non ho mai incontrato?”
In scena appare Omar. Un (anti) eroe sul modello delle tragedie greche. Omar indossa, suo malgrado, una t-shirt con il suo nome e la carta geografica dell’Algeria. Ha perso la sua bussola esistenziale, deve rendere conto al pubblico della sua presenza e della sua identità nonché del suo destino. Impreparato sul nascere, con sé ha solo due foto che ritraggono i nonni che non ha mai conosciuto, e una maglietta della nazionale di calcio francese degli anni 2000.
Inizia così la sua indagine à rebours, il suo viaggio verso una coscienza mista e multi identitaria, svelando tutte le sue paure, le sue incertezze e le sue numerose domande. Il pubblico è testimone di una stand up tragicomica parlata e danzata, che ruba dalla tragedia greca per immergersi di tinte noir e grottesche. L’ironia tragica fa da guida a una scrittura di pura indagine, dove il pubblico è chiamato a riflettere sulle ambigue sfumature di significato che si celano attorno alla parola identità.”