Residency 60 - Liv Ferracchiati

DIALOGHI / RESIDENZE DELLE ARTI PERFORMATIVE A VILLA MANIN

Residenza 60
Villa Manin, Spazio Residenze
1 – 15 dicembre 2021
LIV FERRACCHIATI
Don’t they know it’s the end of the world?

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Equipe in Residenza
Liv Ferracchiati
, drammaturgo, regista, attore
Andrea Cosentino
, attore
Petra Valentini
, attrice
Anna Zanetti
, aiuto regista
Giulio Sonno
, assistente drammaturgo
Giacomo Agnifili
, suono e musiche
Lucia Menegazzo
, scenografa
Lucio Diana
, light designer

In questa Residenza Liv Ferracchiati metterà alla prova scenica con un’equipe di attrici e attori un suo nuovo testo scritto dall’autore durante l’ultima edizione dell’Ecole des Maitres 2020, diretta dal drammaturgo Davide Carnevali.

“ Ho letto da qualche parte che Cechov, se non fosse morto, avrebbe scritto un nuovo dramma, ambientato su una nave diretta al Polo Nord.
Su questa nave ci sarebbero stati due uomini con in comune la stessa donna, essendone rispettivamente l’amante e il marito. Una volta arrivati al Polo Nord i due avrebbero visto apparire il fantasma della donna, ormai morta, tra i ghiacciai. Non si sa molto di più, perché ?echov quel testo non l’ha mai scritto. Quell’appunto però è rimasto per molti anni sulla prima pagina di un mio quaderno.
 
Intanto ci siamo trovati a vivere questa fine del mondo, almeno del mondo come lo conoscevamo, con tutti i nostri ritmi e le nostre abitudini spezzati, spazzati via. Certe preoccupazioni riguardo la salute del nostro Pianeta ci sono sembrate meno ipotetiche, più vicine e reali.

Nel mio nuovo testo ci sono un uomo, tra i quaranta e cinquant’anni, una donna sui trent’anni e un altro uomo, tra i trenta e i quarant’anni, quest’ultimo dev’essere un uomo transgender.
I tre saranno diretti al Polo Sud nel tentativo, vano, di scongiurare la catastrofe climatica.
Sottotraccia e forse nemmeno tanto sottotraccia, saranno anche protagonisti della fine di un altro mondo: quello delle gabbie di schema sesso-genere, della Norma del patriarcato.
Il patriarcato che poi ha portato al capitalismo imperante, all’alienazione dell’essere umano e alla lenta e inesorabile catastrofe che sta consumando il luogo in cui viviamo.
(…)
L’atmosfera “da fine del mondo” rende queste tre umanità più libere, meno schiave della formalità e della forma.
(…)
Anche l’Universo per come lo conosciamo, in fondo, è destinato ad estinguersi, così come il sole a spegnarsi, così come persino i buchi neri arriveranno a scomparire.
Certo, tra così tanti milioni di anni che non sembra nemmeno un problema nostro.
Allora, la domanda che ci si pone è semplicissima e spiazzante: come si può essere felici e onesti con questa consapevolezza, con questo incombere della fine? Ci si può almeno liberare da certi ruoli che ci imprigionano? Si può tentare di essere autentici?
Ma cosa significa esserlo?
Possiamo, per quel che rimane, vivere autenticamente in contatto con noi stessi almeno adesso che siamo alla fine del Mondo?
Liv Ferracchiati

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