Udine | Teatro Zanon
3 maggio 1985
4 maggio 1985

Dieci piccoli indiani

Agatha Christie ha dato il meglio di sé quando ha elaborato il tema della «camera chiusa» in cui un gruppo di persone è temporaneamente imprigionato senza possibilità dì fuga...

locandina
anno
1985
testo
Agatha Christie
regia
regia - burattini - scene - costumi Teatro delle Briciole
interpreti
Flavia Armenzoni, Maurizio Bercini, Paola Crecchi, Claudio Guain, Stefano Jotti, Maria Matteucci, Letizia Quintavalla, Morello Rinaldi
scene/luci
luci Guido Cerasuolo
produzione
Teatro delle Briciole

Agatha Christie ha dato il meglio di sé quando ha elaborato il tema della «camera chiusa» in cui un gruppo di persone è temporaneamente imprigionato senza possibilità dì fuga. In Dieci piccoli indiani il luogo senza sbocchi è Nigger lsland: l’isola dove sbarcano i personaggi è ammantata di fascino magico e aiuta a creare quella regressione infantile verso una vacanza nell’irrazionale.
Essi sono in gran parte dei professionisti sicuri di sé e della propria solida posizione sociale, ma è proprio quest’ultima che viene messa in discussione dai momento preciso in cui arrivano sull’isola.
Le loro colpe da anonime divengono progressivamente individuata e rese pubbliche e poi punite. Un misterioso signor U. N. Owen organizza per loro questa vacanza-punizione su un’isola dove nessuno di loro potrà più sfuggire al proprio senso di colpa.
Così la morte a Nigger lsland sarà l’unica via d’uscita, l’unico modo per sospendere l’angoscia dei ricordi.
Scrive Todorov nella «Letteratura fantastica» a proposito di questo romanzo: «... i condannati - e il lettore con loro - tentano invano di scoprire chi esegue le punizioni che si susseguono.
Sono soli sull’isola e muoiono uno dopo l’altro... Nessuna spiegazione naturale sembra possibile.
La bottiglia lanciata in mare dall’assassino prima di suicidarsi ha la funzione primaria di riportare alla normalità, cioè alla «terra-ferma», quel caso eccezionale e straordinario di giustizia «selvaggia» che altrimenti sarebbe rimasto perennemente impunito.
Nella vita normale un uomo raramente si accorge di lasciare tracce almeno finché non diventa un delinquente o un «... anomalo» e qualcuno Io cerca Ma in effetti tutti lasciano tracce che si ingrandiscono o moltiplicano se la percezione o l'osservazione di qualcuno si concentra su di esse. Dietro gli elementi che ci vengono resi noti sospettiamo che ce ne siano altri che nessuno ci rende noti. E questi sono gli avvenimenti che contano e questi andiamo a cercare per dedurre «la storia»… meno si dice e si mostra e più si deve dedurre e immaginare...
Le ore (che a teatro sono i minuti) passano lente a Nigger lsland in attesa del buio in una scenografia poco ospitale che viene rivelata da brevi spiragli di luce, attraverso i quali la scena si illumina allo stesso modo in cui appare il mondo dallo spiraglio di una porta rimasta socchiusa. Poco importa il passare delle ore o il trascorrere della giornata quando il buio stringe dappresso. In tanta oscurità la diegesi narrativa si smarrisce e rimane solo il tempo per nascondersi prima che la luce se ne vada del tutto.

La Compagnia Teatro delle Briciole
La cooperativa Teatro delle Briciole nasce nel 1984 nell’ambito del Teatro Due di Parma, lo stesso in cui lavora e produce la Compagnia del Collettivo.
Ha subito individuato nel teatro di animazione e per ragazzi il proprio specifico ambito di lavoro, giungendo in breve ad imporsi come una delle più importanti realtà del settore, con importanti riconoscimenti a livello internazionale.
Non più concepita come tecnica teatrale l’animazione diventa modulo espressivo vero e proprio. Autonomia dell’animazione: animazione come dinamica drammaturgica, come rappresentazione per quelle immagini irriproducibili realisticamente, come rafforzante di segni, come costumi. Tutto parla un linguaggio fatto più di movimento che di articolazioni verbali, non ci serviamo più della tecnica dell’animazione per esprimerci, ma esprimiamo animazione. Il risultato è un amalgama di personaggi e ambiente, oggetti e strutture dove gli uni non sono maggiormente significanti dell’altro, ma si intrecciano a vicenda in immagini fluide e continue. Ad uno ad uno individualmente e in solitudine (al massimo in compagnia dei propri incubi-colpa) «per segni» muoiono i piccoli indiani e una volta morti vanno ad accrescere quell’entità apparentemente neutra e straniata composta dai cosiddetti «neri»: eleganti ombre che lontane dal voler affondare nel «buio animatoriale» si fanno presenze insistenti intorno all’ultimo superstite.

Immagini