Udine | Teatro Palamostre
sabato 13 aprile 2013
ore 16.30 Twins / ore 18.20 Atlanta / ore 19.40 Black / ore 21.40 Match / ore 23.30 Tara
Francamente me ne infischio
Antonio Latella, regista napoletano affermato in tutta Europa, trasfigura uno dei romanzi americani più noti e cinematografici, Via col vento, e ne fa occasione per una maratona enciclopedica in cinque movimenti sul mito americano fra sogni, icone, attuali critiche disillusioni
locandinaluci Simone De Angelis
assistente alla regia Francesca Giolivo
5 movimenti liberamente ispirati a VIA COL VENTO di Margaret Mitchell
Udine, Teatro Palamostre
13 aprile 2013
ore 16.30 TWINS
ore 18.20 ATLANTA
ore 19.40 BLACK
ore 20.40-21.40 pausa
ore 21.40 MATCH
ore 23.30 TARA
Liberamente ispirato alla saga Via col vento di Margaret Mitchell resa celebre dal kolossal di Victor Fleming, Francamente me ne infischio è un universo che oscilla vertiginosamente tra il grottesco e il pop, tra la riflessione testuale e la contemporaneità. Dopo la Medea presentata qualche stagione fa a Contatto, Antonio Latella torna a Contatto con un’imprescindibile enciclopedia teatrale sul grande sogno americano, una maratona in cinque episodi da vedere tutti di un fiato come un prisma che riflette tutti i grandi archetipi del Novecento e sprigiona sogni e illusioni sempre accolti con reazioni ambivalenti da noi europei. Tre attrici si passano il testimone nel ruolo di una Rossella O'Hara che attraversa, oltre il suo tempo, l’America moderna e contemporanea, le sue icone, i miti, l’America dell’intrattenimento, del petrolio, delle armi. Rossella dentro e oltre i mille umori di un romanzo da leggere in controluce, che sarà il capriccio e la terra, l’egocentrismo e la piantagione di cotone, la tenacia e la schiavitù, sarà Ashley Wilkes e i gemelli Tarleton, sarà Mami e Rhett Butler. Perché Rossella è l’incarnazione del sogno americano, il sogno di ieri e l’America di oggi.
Francamente me ne infischio si compone di cinque movimenti. In Twins i gemelli Tarleton interrompono la corsa di Rossella verso l’amore dando inizio alla demolizione del doppio in un’America che non distingue più la realtà dalla finzione. L’atmosfera pop del primo movimento si colora di toni più cupi in Atlanta, in cui il paesaggio è abitato da sciami di mosche che simboleggiano la morte che tutto avvolge. Black mostra le paure, le colpe e le ossessioni di Rossella, sullo sfondo di un’America che avanza grazie all'industria, al petrolio e alle armi. Il quarto movimento, Match, ruota attorno agli uomini di Rossella, personalità che riflettono un mondo in mutamento: Carlo è la stupidità, Frank il denaro, Ashley la poesia e l’astrazione, Rhett la furbizia e la caparbietà. Infine, Tara è il ritorno a casa, alle radici, alla terra, a se stessa.
1. TWINS
Che cos’è il sogno americano?
Un’utopia realizzata o soltanto un’industria che produce un continuo intrattenimento?
Attraverso il mito di Rossella O’Hara entriamo nei grandi archetipi del Novecento americano: sogni, illusioni che dagli Stati Uniti arrivano fino a noi.
Twins diventa così una sorta di prologo dell’intero lavoro, un punto di vista sull’America che ha esso stesso le caratteristiche del sogno.
Schegge, frammenti di memoria, suggestioni affiorano dalla mente di Rossella; dal primo incontro con i gemelli Tarleton, lo spettacolo si muove in quell’immaginario pop di cui i nostri stessi sogni si nutrono, il grande sogno americano che ha bisogno, per la sua conservazione, anche della realtà della guerra.
Federico Bellini
2. ATLANTA
Rossella si guarda allo specchio e ci trova dentro Atlanta: città gemella che, come lei, spacca la corteccia del tempo in cui è nata e si proietta in un nuovo tempo; entrambe elaborano i tanti lutti ignorando le verità del sentimento e affidandosi alle sole forze del denaro, del progresso e della crescita. Si disegna un gioco speculare di identificazione tra Atlanta e Rossella, fino a una riflessione sulla perdita, sullo squarcio tra verità e desiderio, e su come il sogno di ricchezza e successo possa rendere soli. Qui lo sguardo su Rossella si tinge di nero, come un abito chiaro immerso in un catino di inchiostro e destinato a un lutto. “Non basta essere se stessi, in America” - dice Rossella - non basta la festa con tutte le sue decorazioni e le sue musiche, la cosa importante è dominare, essere la regina della pista, avere tutto e tutti, e dare l’illusione a ogni spasimante che crolla, che è bello così, che è giusto così, che è onorevole così. Così l’indispensabilità di ciò che è superiore bisbiglia ai nostri orecchi, e ci seduce, proprio come fa Rossella, fulminandoci imbronciata sotto al suo cappellino alla moda.
Linda Dalisi
3. BLACK
Black è un concerto a tre voci, dove si fronteggiano gli archetipi di culture da sempre in contrasto. Rossella incarna un’America violenta, brutale, che usa lo sfruttamento e l’oppressione come armi indispensabili per la propria avanzata; un Paese che sceglie di non avere più memoria, di cancellare la Storia relegandola a fastidioso rumore di fondo. Assistiamo così ad uno scontro ideale tra la nuova razza padrona e i suoi fantasmi, nel nome della sottomissione; la voce dei nativi indiani e quella dei neri, di cui Mami qui si fa ambasciatrice, divengono l’eco di una rivendicazione di dignità umana che ancora oggi, per pigrizia o convenienza, fingiamo di non sentire. Tre strati di pelle nera rivestono il nucleo vitale di Rossella: black come il buco nero del suo inventarsi uomo per inseguire il sogno di ricchezza alla pari con gli altri uomini; black come le sue radici di sangue misto, non puro come quello dei nativi; black il suo alter ego Mami. Tre voci, tre sfumature nere, tre forme di buio in cui sparire per la rinascita. Al centro Rossella armata, con i calli alle mani e gli occhi infuocati di chi per rompere uno schema finisce per rompersi. Ma la sua corsa non ha mai fine.
Federico Bellini e Linda Dalisi
4. MATCH
Tre gentiluomini si incontrano in un uno spazio senza tempo. Sono Frank, il secondo marito di Rossella; Ashley, la sua perenne ossessione; e Rhett, lo scaltro seduttore con cui si è sposata per la terza volta. Ognuno di loro ha cercato di prendere parte alla vita di lei, secondo le proprie capacità e possibilità; ritrovandosi per ricordarla, ingaggiano uno scontro dove la pretesa di averla amata e capita più di ogni altro soccombe all'evidenza della propria, personale, inadeguatezza.
L’assenza di Rossella diviene, così, la metafora di una perdita, la scomparsa di un vecchio mondo dai codici accettati e condivisi di cui ora, per sopravvivere, è necessario superare il lutto, anche a costo di rinunciare a se stessi.
Federico Bellini
5. TARA
“Tara è la sola cosa che conta, la sola per cui valga la pena lottare”, dice Geraldo O’Hara, e non sa che la terra di cui parla, la piantagione, la casa, sono molto molto di più. Tara è il ritorno alle origini, è qualcosa che più ti ci avvicini e più si allontana nel tempo, andando a ritroso. Tara è la Rossella che si identifica nei suoi tre figli da lei stessa bistrattati e li guarda con la feroce pietà che solo un vecchio stanco di secoli può avere. Ognuno di quei figli è una Rossella che gioca in giardino, un frammento di lei, un frammento della sua corsa, del suo domani sempre invocato e mai raggiunto, del suo legame materno spezzato, del suo inventarsi uomo per lottare tra gli uomini. Di tutto questo ha il sapore Tara, inondata dal sole di una canicola di agosto, piena di cicale e nostalgia. La grande casa al centro di Tara è essa stessa questa Rossella invecchiata, ma sempre intatta nel suo abito verde, malata di giovinezza e di rincorse. Da qui l’ultima Rossella guarda, il sole le fa strizzare gli occhi, la mano che regge la tazza di tè non trema, il pensiero sì, mentre raggiunge la realtà.
Linda Dalisi