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Come mai non siamo in otto?
Sogno di due cerretani alla corte di re Artù

Vicenda umana e teatrale di due cerretani o professionisti accattoni, figure emblematiche di quel vasto fenomeno di vagabondaggio organizzato che colpì tutta l'Europa tra il Quattrocento e il Settecento

locandina
anno
1990
testo
drammaturgia Francesco Accomando
regia
Francesco Accomando
interpreti
Sandra Cosatto, Fabiano Fantini, Rita Maffei, Sabrina Pelican, Massimo Teruzzi
scene/luci
scene Sandra Biasizzo
luci Alessandro Borsatti
musiche
Alessandro Borsatti
e...
costumi Marina Biasutti
maschere Stefano Perocco
produzione
Centro Servizi e Spettacoli di Udine, Udine Cultura, Solari Udine Spa

All'inizio dello spettacolo, vediamo i due protagonisti nell'atto di accattivarsi le simpatie del pubblico (che oscilla tra quello reale dello spettacolo e quello immaginario della narrazione) proprio come quei ciarlatani girovaghi che frequentavano le piazze e le strade di città e paesi, feste, fiere e mercati; a volte facendosi guaritori, altre saltimbanchi o suonatori, intrattenendo la gente con buffonate e lazzi; unico scopo quello di raccogliere una buona elemosina.
Ma i protagonisti del nostro spettacolo non sono certo tra i più abili e fortunati, e allora alternano i «momenti di rappresentazione» a momenti in cui casualmente gironzolano in cerca di occasioni che calmino la loro eterna fame.
Neanche in questo hanno fortuna e si ritrovano in mezzo alla strada, più affamati di prima e con in più gli acciacchi e i dolori per le legnate prese.
Per loro non c'è pace neppure di notte, quando il freddo e le intemperie li sorprendono senza riparo, o quando, calato il buio, la città si trasforma in una trappola.
Così le poche volte che riescono ad addormentarsi i loro sogni riguardano avventure pericolose e sfortunate. Proprio questo succede quando, ricordando forse le narrazioni di un giullare, immaginano di trovarsi alla corte di Re Artù e di essere comandati da lui o intraprendere una pericolosa missione in soccorso di Messer Lancillotto. Ancora perizie e incontri pericolosi, salvati a stento dal Mago Merlino. Alla fine trovano Lancillotto che in cambio dell'aiuto ricevuto svela a loro il segreto della verità assoluta. Ma la felicità ventilata è un'illusione, anzi è la stessa illusione che si spezza, è il ritorno alla realtà, alle fughe, alle sfortune (e alle legnate?), al freddo e alla fame.
In mezzo a tanta sfortuna trovano però nello loro amicizia, nella loro umanità e nella loro fantasia, la forza e il sostegno per continuare.
Questo è l'aspetto umano della vicenda, metafora della vita.
L'aspetto teatrale, metafora del teatro, è palpabile nelle scene più chiaramente di teatro nel teatro e si realizza a due livelli: rispetto al primo i due cerretani sono i progenitori del professionismo teatrale che caratterizza le compagnie dei comici nella nascente Commedia dell'Arte; dall'altro c'è la metafora del binomio vita/teatro che diventa nel caso specifico anche metafora di una compagnia che nasce (prima compagnia professionale nota in Friuli), una compagnia di giovani attori alla ricerca del loro modo di vivere nel teatro, alla ricerca del loro modo di fare teatro nella vita.

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