Udine | Teatro Palamostre, Sala Pier Paolo Pasolini
12 giugno 2021 ore 17:00
Gli Altri
Un progetto di teatro partecipato
ideato e diretto da Rita Maffei
con Pepa Balaguer, Marina Canini, Mauro Cantarutti, Umiliana Caposassi, Florinda Ciardi, Emanuela Colombino, Elisabetta Englaro, Laura Ercoli, Daniela Fattori, Antonella Ferin, Sabrina Flapp, Marco Gennaro, Caterina Giacomini, Jacopo Jiritano, Fabio Marroni,
Elisa Modonutti, Vera Paoletti, Ludwig Abraham Pellegrinon, Arianna Romano, Fulvia Spizzo, Enea Zancanaro
12 giugno 2021 ore 17:00
Udine, Teatro Palamostre, Sala Pasolini
Durata:
Da un minimo 60 minuti a 240 minuti (durata integrale).
Dalle 17, ogni ora, un intervallo consentirà al pubblico di entrare in sala o di lasciare la sala
Gli Altri è uno spettacolo partecipato che prende forma da un percorso laboratoriale guidato dalla regista Rita Maffei.
E‘ un progetto di ampio respiro, che ha impegnato per più di un anno i cittadini partecipanti – un gruppo che ha raggiunto le 70 persone. Tutte e tutti sono stati coinvolti in un percorso di co creazione dello spettacolo, per il quale loro stessi hanno scritto i testi che poi reciteranno.
Fin dai primi incontri – nell’autunno 2019- abbiamo delimitato un ampio campo di indagine e dichiarato una fortissima fonte di ispirazione: Gli Altri si nutre e ha come imprescindibili punti di riferimento tematici, stilistici, espressivi, alcuni testi dello scrittore, drammaturgo e sceneggiatore austriaco Peter Handke, Premio Nobel per la letteratura 2019. Il testo principale da cui siamo partiti è sicuramente L’ora in cui non sapevamo nulla l’uno dell’altro, un sorprendente gioco teatrale dalla forma provocatoria, che interroga profondamente il fare teatro. Altro non è che un’unica lunghissima didascalia, un atto senza parole e dialoghi, che racconta e descrive la vita di una piazza e dei suoi visitatori nel tempo di un giorno.
Non da meno sono stati però per noi anche altri testi di Handke, come Insulti al pubblico, Il peso del mondo (un libretto di appunti e pensieri), la sceneggiatura de Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, il monologo Il blues della metropolitana, per arrivare a Infelicità senza desideri.
Tutti questi testi nutrono l’immaginario di riferimento per Gli Altri, in una drammaturgia del tutto originale, frutto di improvvisazioni e scritture individuali e collettive dei partecipanti.
“Ma chi sono, per noi, Gli Altri?
Questa è la domanda che ci siamo posti nell’autunno del 2019 e le cui risposte sono profondamente cambiate nell’arco dell’anno della pandemia.
Questo dicevamo nel 2019:
“Gli Altri sono tutti coloro che sono altro da noi, che non rientrano nella ristretta cerchia del nostro mondi di affetti, relazioni, conoscenze, frequentazioni. Gli Altri, purtroppo, sono sempre di più le persone con cui non sappiamo relazionarci. E ci mettono in crisi, perché mostrano una parte di noi che non siamo pronti a vedere e a riconoscere. E’ un tempo di conflitti, di opposizioni, di intolleranze, quello in cui siamo immersi. E Gli Altri sono i soggetti verso cui indirizziamo le nostre chiusure, le nostre paure, diffidenze, che si sono a poco a poco trasformate in risentimento, odio, violenza.”
A questi pensieri, purtroppo tuttora validi, si sono aggiunte le giornate, le settimane, i mesi interminabili in cui siamo stati lontani gli uni dagli altri, in cui Gli Altri erano coloro da cui stare distanziati, coloro che ci mancavano enormemente anche solo per un abbraccio, coloro con i quali abbiamo cantato sui balconi o da cui ci allontanavamo al supermercato, coloro le cui morti abbiamo pianto e che abbiamo ringraziato per i sacrifici, coloro che potevano lavorare o coloro che ci impedivano di lavorare e quelli che vedevamo solo nelle caselline sugli schermi dei nostri device.
Nei mesi della chiusura dei teatri abbiamo continuato il laboratorio in presenza finché abbiamo potuto e poi su Zoom, e Gli Altri erano le assenze che vedevamo in platea, le poltrone vuote a cui abbiamo dedicato le Lettere allo spettatore che non c’è.
Abbiamo ricominciato a ritrovarci e in questa sorta di convalescenza dell’isolamento, di rodaggio delle relazioni, il teatro ci aiuta a ricreare la socialità che abbiamo dovuto abbandonare.
“Il teatro può essere il luogo dove trasformare questo sentire del nostro tempo storico, può essere la dimensione da cui lanciare una proposta che può sembrare provocatoria: Gli Altri ci possono portare in un altrove dove riscoprirsi, dove possiamo aprirci al nuovo, a qualcosa che ha valore e porta speranza.” Anche questo scrivevamo nel 2019.
Oggi possiamo aggiungere che il teatro è sicuramente il luogo dove possiamo creare una nuova socialità non per ricominciare da dove avevamo lasciato, ma per iniziare un nuovo modo, migliore, di aprirci agli altri.
Affinché tutto ciò che abbiamo vissuto in questo anno non sia accaduto invano.
Rita Maffei