Contatto 1995/1996
Contatto
Udine | Teatro Palamostre
dal 7 novembre 1995
al 10 novembre 1995
Maudie e Jane
Judith Malina, madre del Living Theatre, per la prima volta impegnata in un progetto teatrale italiano.
Contatto
Udine | Teatro Palamostre
dal 7 dicembre 1995
al 10 dicembre 1995
Le voci buie
Otto attori sordomuti raccontano il loro mondo spettacolo toccante, poetico, profondamente umano.
Contatto
Udine | Teatro Palamostre
dal 20 dicembre 1995
al 23 dicembre 1995
Vizio di famiglia
Con questa commedia Edoardo Erba si conferma drammaturgo dotato di un personalissimo linguaggio teatrale.
Contatto
Udine, via Baldasseria Bassa 371 | Spazio Teatro Capannone
dal 9 gennaio 1996
al 11 febbraio 1996
Tracce di un sacrificio
Il mito di Alcesti in un campo di sterminio
Viene ricostruita la scena - labirinto dello spettacolo-cult di Rita Maffei e Fabiano Fantini: trenta spettatori li seguiranno fra i corridoi e le celle del lager dove rivive la tragedia d'amore e morte di Alcesti.
Contatto
Udine | Teatro Palamostre
dal 25 gennaio 1996
al 28 gennaio 1996
La cucina del frattempo
Alessandro Bergonzoni diventa Mattia Bresson per un nuovo, vertiginoso viaggio ai confini della logica.
Contatto
Udine | Cinema Teatro Cristallo
dal 15 febbraio 1996
al 16 febbraio 1996
CONTATTO COMICO
La scommessa
La scommessa è un cabaret che si trasforma in una chiacchierata con il pubblico, in un racconto, spesso, in puro stile Jannacci, completamente improvvisato.
Contatto
Udine | Teatro Palamostre
dal 22 febbraio 1996
al 25 febbraio 1996
Il ritorno di Scaramouche
di Jean Baptiste Poquelin e Leòn De Berardin
Un maestro dell'avanguardia teatrale e un classico da reinventare: Leo de Berardinis incontra Scaramouche in uno spettacolo attraversato da una vibrante forza comica.
Contatto
Udine | Cinema Teatro Cristallo
dal 29 febbraio 1996
al 1 marzo 1996
La guerra vista dalla luna
La Piccola Orchestra Avion Travel e Fabrizio Bentivoglio in una singolare operina musicale a mezza strada fra il poema cavalleresco e la tragicommedia.
Contatto
Udine | Cinema Teatro Cristallo
dal 13 marzo 1996
al 14 marzo 1996
CONTATTO COMICO
Amlieto, il principe non si sposa
I Broncoviz si lanciano a capofitto in una commedia surreale di Stefano Benni dove ogni protagonista si trova ad incarnare un suo doppio.
Contatto
Udine | Teatro Palamostre
dal 16 marzo 1996
al 18 marzo 1996
Tangueros
Tangueros significa interpreti di tango, ma ancor prima di essere ballerini, musicisti e cantanti, i tangueros sono coloro che appartengono al tango.
Contatto
Udine | Teatro S. Giorgio
dal 27 marzo 1996
al 31 marzo 1996
Peer Gynt
Il poema drammatico di Ibsen interrogato e interpretato da Marco Baliani in uno spettacolo corale, dove il protagonista si moltiplica dando molte facce alla ricerca di se stesso.
Contatto
Udine | Teatro S. Giorgio
dal 11 aprile 1996
al 13 aprile 1996
CONTATTO COMICO
La cavatina di Figaro
Dopo vent’anni il Teatro Ingenuo riporta in Friuli la storiella del tenore Visenzio che voleva cantare la celebre cavatina di Figaro raccontata da tre pagliacci.
Contatto
Udine | Cinema Teatro Cristallo
dal 17 aprile 1996
al 18 aprile 1996
CONTATTO COMICO
I corti
Reduci dalle claudicanti prestazioni acrobatiche e dal bestiario di apparizioni e travestimenti catodici, Aldo, Giovanni e Giacomo, affiancati da Marina Massironi tornano al primo amore, il teatro.
Contatto
Udine | Teatro S. Giorgio 20-22 e 27-29 aprile
Horcynus Orca
Il poema drammatico di Ibsen interrogato e interpretato da Marco Baliani in uno spettacolo corale, dove il protagonista si moltiplica dando molte facce alla ricerca di se stesso.
Contatto
Udine | Teatro S. Giorgio
dal 3 maggio 1996
al 5 maggio 1996
CONTATTO COMICO
Che fine ha fatto Shirley Temple?
In Che fine ha fatto Shirley Temple? si compie una sorta di esorcismo, in chiave tragicomica, sulle paure di chi affronta la carriera artistica: la mancanza di talento...
Tra i buoni sentimenti e una forte tensione ideale talvolta c'è solo uno scarto impercettibile, l'intuizione di un attimo che trasforma una predisposizione d'animo in un urlo silenzioso, senza dire, senza spiegare. Tra Maudie e Jane, come tra Marianna e le voci buie dei suoi genitori, ci sono muri antichi e in abbattibili dove però è sempre meno chiaro da quale parte della barriera sia il forte e da quale parte il debole. La ricerca di identità di Peer Gynt, o il sacrificarsi di Alcesti al posto del suo sposo, sono percorsi di smarrimento, da rileggere utilmente in anni incomprensibili e intolleranti come quelli che stiamo attraversando. Gaetano e Manidoro che cadono in guerra, praticando il mercato nero, sono soldati come Ndrja Cambria, che nell'ottobre del '43 ritorna finalmente a casa, e con parole nuove e diverse raccontano tutti una storia antica, di ritorni irriconoscibili e di assurdità della guerra. Che poi ci sia chi intenda reagire alla propria solitudine adottando una famiglia intera; o chi destrutturi il linguaggio muovendosi tra sintassi, significati e parole come un acrobata, che volteggi da un trapezio all'altro, sono altri aspetti di un disordine generale e apparente. Tutto ciò si potrebbe anche danzare, tra fumi, penombre e odore di legno, con sguardi intensi e muscoli tesi: un tango, melodramma di tre minuti, è un pensiero triste che si balla.
Leo de Berardinis coltiva un'Utopia e un'idea di teatro che non sono più, da tempo, ricerca teatrale. È -di più, o prima- un teatro d'arte, un teatro di Leo. Forse tutti gli spettacoli di questa stagione di Teatro Contatto sono spettacoli che -di più, o prima di ogni altra cosa- possono essere definiti esempi -tra loro diversissimi- di un teatro che appartiene a qualcuno, che appartiene profondamente agli artisti che lo propongono. È un teatro di qualcuno non solo quando si tratta di storie vissute o autobiografiche, come quella di Giusi Cataldo (bambina udente di genitori non udenti, diversa per loro, così come per gli altri); oppure quando sono sto¬rie che raccontano scelte di vita e di teatro ancora una volta coerenti, come per Judith Malina (madre del Living Theatre e di un'idea di teatro militante da rivisitare). È un teatro non casuale, mai indifferente a chi lo fa, ma che appartiene profondamente ai suoi artisti, anche quando propone affascinanti esperienze di confine, con nubi sperimentali tra musica e parola (Fabrizio Bentivoglio e gli Avion Travel), o invita a trovare il teatro nei passi di quella filosofia della vita che è il tango delle milongas (oppure a perderlo -il teatro- definitivamente, soprattutto se lo si intenda ancora costretto a modi tradizionali, o vecchie definizioni). È un teatro che ha bisogno di specificare la sua appartenenza, che si può definire solo insieme al suo autore anche quando veda coincidere la modalità espressiva con l'artista stesso, come nel caso di Alessandro Bergonzoni e del suo teatro; ma anche quando ritrova altre inconfondibili tracce di una necessità propria, tracce di una intensità tale da far pensare che quel teatro quasi possa prescindere (mai completamente) dal testo. È quel teatro d'autore che cresce nella ricerca di modalità e sensi (identità) della narrazione teatrale di Marco Baliani; oppure, all'estremo opposto (o forse veramente contiguo a quello di Baliani) nella solitudine di Giuseppe Bevilacqua, dell'attore che racconta ancora una volta, da solo, una storia; è nella caparbietà di una scrittura originale possibile, nella drammaturgia italiana del pensiero quotidiano di Edoardo Erba; o ancora nel lavoro per una diversa drammaturgia contemporanea, che muova non dal quotidiano ma dal mito, per essere detta in spazi teatrali inusuali, per attori e spettatori non ordinari, alla ricerca dell'emozione intensa di un contatto esperienziale, quasi di fisicità teatrale, di Rita Maffei e Fabiano Fantini. Forse è un teatro non più definibile di ricerca (e questo, per noi, era già da tempo), ma nemmeno solo nuovo. È un teatro di qualcuno, che esprime un progetto preciso, che appartiene a qualche vita e a qualche idea, a vite e idee diverse, ma mai qualsiasi, o di nessuno.