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Udine | Teatro S. Giorgio
14-22 novembre ore 21 / 21.45 / 22.30

Il bicchiere della staffa

Un lavoro breve ideato da Annalisa Bianco e Virginio Liberti, in un nuovo sapiente allestimento che svela le logiche del potere, e smaschera la sua brutalità immane

locandina
anno
2009
testo
Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
regia
Annalisa Bianco e Virginio Liberti
interpreti
Matteo Bevilacqua, Lino Musella, Massimiliano Poli, Valeria Sacco
e...
realizzazione scene Susy Urbani
produzione
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
in collaborazione con Egumteatro

14 - 22 novembre, ore 21.00 / 21.45 / 22.30
Udine, Teatro S. Giorgio
- sottopalco
LIVING THINGS - HAROLD PINTER: Pinter’s Shorts
durata 30 minuti

Sintetico, terribile, agghiacciante. Sembra un racconto malvagio, questo interrogatorio di due persone che non la pensano come la maggioranza. Governo di regime e quadri militari regolano i ruoli in questa parabola sulla violenza e l'oppressione. Un lavoro breve, in un nuovo sapiente allestimento che svela le logiche del potere, e smaschera la sua brutalità immane.

note di regia
Dal 2000 abbiamo lavorato su testi di Ghelderode, Testori, Heiner Muller, Copi, Koltès, Fassbinder, Thomas Bernhard e più recentemente Samuel Beckett. Il bicchiere della staffa di Pinter ci chiede di cercare un aspetto poco frequentato nella drammaturgia del dopo guerra: Ci chiede di cercare la Verità e non siamo abituati a tale faticosa ricerca. La Verità non è un reperto archeologico sotterrato sotto qualche montagna un centinaio d’anni fa. La Verità, del discorso, nel discorso, nella realtà, nella nostra vita non è altrove ma qui e ora. Questo è l’aspetto più complicato perché in questi tempi di barbarie pseudo democratica la Verità è diventata un punto di vista. Un punto di vista la morte di milioni di bambini per fame, un punto di vista la violenza sulle donne o la distruzione del pianeta, un punto di vista la vendita di armi dei paesi democratici ai paesi non democratici, un punto di vista i nuovi sistemi di controllo del pensiero, della libertà, del corpo, della nostra intimità. Niente di nuovo se ci ricordiamo che Foucault aveva già avvertito 25 anni fa la metamorfosi dei sistemi repressivi e di controllo. Oggi siamo a metà strada. In alcuni paesi vige ancora il vecchio modello basato sulla repressione fisica di chi non aderisce al pensiero unico. In altri paesi, ovviamente quelli democratici e culturalmente più evoluti, si va affermando in tutta la società, l’autoregolamentazione, come dire, non è più l’altro che deve dirci cosa dobbiamo e non dobbiamo fare e cosa possiamo o non possiamo pensare ma dobbiamo essere noi e solo noi stessi a capire cosa possiamo dire e pensare. Oggi non essere d’accordo va etichettato come  bullismo, antisociale, antidemocratico, sgradevole… Protestare è cosa d’altri tempi… Secondo l’amministratore generale di France Telecom il suicidio dei suoi dipendenti è diventato una moda e come tale va visto perché questa è la Verità delle cose.
Annalisa Bianco e Virginio Liberti

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