Residenza n.14/2019
26.05 —09.06.2019
SILVIA CALDERONI | ILENIA CALEO
KISS
Residenza aperta al pubblico:
domenica 9 giugno 2019, h.20
Villa Manin di Passariano, Spazio Residenze
ingresso libero (posti limitati, prenotazione obbligatoria:
t.+39 0432 504765, residenzevillamanin@cssudine.it)
equipe in Residenza:
performer: Zoe Francia Lamattina, Martina Bacher, Michela Depetris, Costanza Nani, Beatrice Boschiero, Alex Paniz, Ida Malfatti, Claudia Veronesi, Emilia Verginelli, Clara De Pin, Andrea D’Arsiè, Bruno Camargo, Umberto Ghidini, Orlando Izzo, Brianda Maxciel Carreras Santana, Umberto Zanette, Paolo Vanoli, Nicole Guerzoni, Federico Morini, Giuseppe Maria Martino, Maziar Firouzi, Ilenia Caleo, Silvia Calderoni
da un desiderio di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo
Quanti modi ci sono per baciare? Quanto può durare? E come si trasforma quando diventa atto scenico, si moltiplica, si serializza, diventa azione virale di scambio fra performer?
A un anno dal loro primo incontro al College de La Biennale di Venezia, le attrici e performer Silvia Calderoni e Ilenia Caleo riuniscono a Villa Manin il gruppo – nel frattempo apertosi anche a nuovi arrivi – di 21 giovanissimi performer con cui avevano iniziato a esplorare il tema del “bacio”, fra azione quotidiana e atto performativo.
Il progetto Dialoghi - Residenze per le arti performative a Villa Manin le ha infatti invitate in Residenza - la numero 14 del secondo biennio curato dal CSS Teatro stabile di innovazione del FVG - per sviluppare Kiss, un percorso che incrocia formazione e ricerca e che approderà, in una formalizzazione modulare che ridiscute anche le forme della fruizione del pubblico, al Festival di Santarcangelo questo luglio.
La Residenza si apre al pubblico per una dimostrazione aperta la sera di domenica 9 giugno, alle ore 20 (prenotazione obbligatoria t.+39 0432 504765 o via mail: residenzevillamanin@cssudine.it ).
In scena ci sarà l’intera equipe, che comprende: Zoe Francia Lamattina, Martina Bacher, Michela Depetris, Costanza Nani, Beatrice Boschiero, Alex Paniz, Ida Malfatti, Claudia Veronesi, Emilia Verginelli, Clara De Pin, Andrea D’Arsiè, Bruno Camargo, Umberto Ghidini, Orlando Izzo, Brianda Maxciel Carreras Santana, Umberto Zanette, Paolo Vanoli, Nicole Guerzoni, Federico Morini, Giuseppe Maria Martino, Maziar Firouzi, e le stesse Ilenia Caleo e Silvia Calderoni.
Silvia Calderoni è attrice, performer proteifórme, sempre in viaggio, fra teatro (è interprete iconica di Motus) e cinema indipendente, oltre che come esplosiva dj alla consolle e sulla passerella per un marchio innovativo come Gucci (che sostiene infatti il progetto Kiss, assieme a CSS , Motus e Festival di Santarcangelo) - mentre Ilenia Caleo incrocia la sua azione artistica performativa con la sua attività di attivista e ricercatrice indipendente. Assieme condividono in questi anni un percorso di ricerca sui temi del queer femminile e sulla relazione tra teatro e spazio urbano.
“Continuiamo il percorso di Kiss immaginando un habitat – spiegano Silvia Calderoni e Ilenia Caleo - un insieme sistemico che genera relazioni tra corpi viventi e non viventi. L’obbiettivo della residenza è indagare come le relazioni interne alla scena tra le/i performers, e tra performers e un “fuori”, possono sovvertire il principio di una direzione esterna o sostituirlo con sistemi di autogoverno scenici alternativi per la composizione”.
Ispirazione di partenza per Kiss, è stato un film di Andy Warhol del 1964. Un film di 50 minuti composto da una sequenza ininterrotta di 13 baci della durata di 3 minuti ciascuno. Un film discusso e rivoluzionario, al tempo considerato sovversivo, perfino fuorilegge, non solo per la durata dei baci (la regola di Hollywood al tempo era che non durassero più di 3 secondi!), ma soprattutto per l’assoluta libertà - di genere ed etnica - con cui erano abbinate le coppie, che nel film il genio della pop art aveva voluto fossero indifferentemente etero, gay, di etnie e razze diverse.
Allora stesso modo, il nuovo Kiss di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo “abita letteralmente la scena e boicotta la narrazione riorganizzando lo spazio scenico secondo un’idea di comfort e di simultaneità.
Kiss apre le porte e le lascia aperte per poter entrare ed uscire.
E’ un multi-organismo che si muove in autonomia, una temporalità queer che non trascorre verso nessun paradiso”.