Ecole des Maîtres 2003
ECOLE DES MAÎTRES 2003
corso internazionale itinerante di perfezionamento teatrale
diretto da Franco Quadri
XII EDIZIONE: 5 agosto - 15 settembre 2003
maestro Giancarlo Cobelli
stage Progetto Woyzeck
Giancarlo Cobelli
allievi
Melanie Bourgeois (Francia), Cyril Briant (Belgio), Lea Capraro (Belgio), Flavia Costes (Francia), Helena Da Silva (Portogallo), Xavier Deranlot (Francia), Andrea Dezi (Italia), Giovanna Di Rauso (Italia), Halabi Hassiba (Belgio), Helene Heinrichs (Belgio), Atsama Lafosse (Francia), Gwenaelle La Rosa (Belgio), Carolina Levi (Italia), Nicola Lucon (Belgio), Sandrine Nogueira (Francia), Nuno Nunes (Portogallo), Eddy Pallaro (Francia), Pedro Pinto (Portogallo), Sergio Raimondi (Italia), Jose Silva (Portogallo), Paolo Summaria (Italia), Marco Vergani (Italia)
musica e canti Giovanna Marini
assistenti Pierluigi Pagano, Francesca Breschi, Giulia Innocenti
promosso e organizzato da:
Ente Teatrale Italiano, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Centre de Recherche et d’Expérimentation en Pédagogie Artistique (Belgio), Ministère de la Culture et de la Communication (Francia), Académie Théâtrale de l’Union (Francia), Fonds d’Assurance Formation des Activités du Spectacle (Francia), Ministério da Cultura – Instituto Português das Artes do Espectáculo (Portogallo),
con il sostegno di:
Ministero dei beni e Attività Culturali, Dipartimento dello Spettacolo (Italia), Regione Friuli Venezia-Giulia (Italia), Provincia di Udine (Italia),
Comune di Fagagna (Italia), Ministère de la Communauté Wallonie-Bruxelles (Belgio), Commissariat général aux Relations internationales
Centre des Arts scéniques (Belgio)
Con l’attuale edizione l’Ecole des Maîtres raggiunge un bivio per ripresentarsi la prossima stagione in una nuova formula, sponsorizzata dalla Comunità Europea, sezione Cultura 2000, con un doppio corso e la partecipazione aggiuntiva di un quinto paese la Spagna.
Per questo atelier, che segna la chiusura di una fase, Giancarlo Cobelli ha quindi significativamente scelto di lavorare su un autore di confine che, scomparso giovanissimo, si è imposto da quasi due secoli come maestro delle nuove generazioni e preveggente interprete della storia drammatica dell’umanità.
Ancora una volta quindi la rilettura in chiave contemporanea del suo Woyzeck trova nel moltiplicarsi della lingue e dei moduli espressivi, grazie anche al contributo delle musiche di Giovanna Marini e all’insegnamento di Francesca Breschi, un senso di sofferta attualità, e si integra nella situazione politica del nostro secolo, misurandosi coi problemi del progresso, della violenza, della povertà, delle guerre, mentre a un tempo ci racconta una vicenda lontana e quella di un’umanità prossima alla perdita del senso e della ragione.
Non a caso Georg Büchner è quest’anno uno degli autori più rappresentati sulle scene mondiali, e Cobelli à stato il primo a presentare un’edizione completa del suo capolavoro in Italia, nel 1968, e più tardi vi ha anche dedicato un film.
Il contatto con nuove generazioni appartenenti a culture e etnie diverse à servito a scavare ancora più a fondo una figura di perseguitato che ci rappresenta e a ritrarre nel suo mondo alienato il nostro presente, a capire e a capirsi.
Franco Quadri
Progetto Woyzeck
di Giancarlo Cobelli
Il 1968 è stato l’anno del mio primo incontro con Büchner o con il suo capolavoro, Woyzeck. In quell’anno accettai di lavorarci con un’associazione teatrale autogestita da un nutrito gruppo di attori, per lo più giovani e giovanissimi.
Questa appassionante esperienza contribuì a ridarmi coscienza del valore di tutto quanto avevo appreso alla scuola del Piccolo Teatro di Milano. Ricordai come, noi 1951, il maestro Lecoq coltivava in noi allievi un importante lavoro di gruppo, esercitandoci alla concentrazione, all’improvvisazione, alla libertà espressiva e allo sviluppo del nostro immaginario, con metodo e dedizione giornaliere. Da allora, ogni volta che mi si presenta l’opportunità di lavorare con giovani attori, faccio sempre precedere allo spettacolo un periodo di esercitazioni drammaturgiche sui temi e sui nodi drammatici emersi dall’analisi del testo.
Quel Woyzeck però non è rimasto un’avventura isolata. Nel 1970 mi riaccostai al Woyzeck attraverso una nuova realtà visiva, le televisione. Assieme ad un gruppo di attori - molti dei quali avevano già lavorato con me alla precedente esperienza teatrale - ci siamo trasferiti all’isola di Ventotene, l’isola che durante il fascismo ere stata un doloroso luogo di pene per confinati politici. Avevamo pochissimi soldi e soli 18 giorni a disposizione per realizzare l’impresa, ma per me fu una nuova straordinaria occasione per appropriarmi con maggiore consapevolezza del cosiddetto “realismo büchneriano”.
Oggi, dopo 35 anni, la somma delle due esperienze sarà certamente l’humus dal quale scaturirà un nuovo Woyzeck, nel lavoro che svolgerò assieme agli allievi attori dell’Ecole des Maîtres di quest’anno. Mi ha sempre colpito la partecipazione che l’urlo senza eco dei disperato fantaccino è capace di accendere nei giovani. Ritornare in uno spazio scenico reso claustrofobico dalla sofferenza al punto da riportarci alla memoria i giorni terribili di un lager; uno spazio dove miseria e vessazione rendono impotente il corpo e l’anima dell’essere umano; dove un’impietosa radiografia rivela la colpa, l’innocenza, la meschinità, l’assassinio, il disordine: sarà questo il nuovo cammino da affrontare.
L’allucinazione, non l’astrazione, è un difficile traguardo, ma saranno gli attori attraverso la ricerca e la volontà a raggiungerlo. Io, come questo corso si propone, sarò accanto a loro come stimolo e consigliere.