Udine | Teatro S. Giorgio
26 febbraio 2016 ore 21:00
Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni
Darsi la morte può essere un atto politico? La fine collettiva di quattro anziane che ingoiano pasticche e vodka ad Atene può aprire una lunga serie di domande sul senso di una crisi. Interroghiamo le nostre coscienze, oltre ogni politically correct.
locandinaun progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
consulenza per le scene Marina Haas
in coproduzione con Teatro di Roma / Romaeuropa Festival 2013 / 369 gradi
in collaborazione con Festival Castel dei Mondi
residenze artistiche Centrale Fies / Olinda / Angelo Mai Altrove Occupato / Percorsi Rialto / Romaeuropa / Teatro Furio Camillo / Carrozzerie n.o.t
un ringraziamento ad Attilio Scarpellini e a Francesco La Mantia, Francesca Cuttica, Valerio Sirna, Ilaria Carlucci, Alessandra Ventrella
PREMIO UBU 2014 Novità italiana o ricerca drammaturgica
26 febbraio ore 21
Udine, Teatro S. Giorgio
Al termine dello spettacolo, la compagnia incontra il pubblico
Punto di partenza di Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni è un'immagine forte, tratta dalle pagine iniziali da un romanzo del 2011 dello scrittore greco Petros Markaris, L’esattore.
Siamo nel pieno della crisi economica greca quando, in un semplice e impeccabile appartamento di Atene vengono trovate le salme di quattro donne, pensionate, che si sono tolte volontariamente la vita.
“... Abbiamo capito che siamo di peso allo Stato, ai medici, ai farmacisti e a tutta la società – spiegano in un biglietto – Quindi ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni. Risparmierete sulle nostre pensioni e vivrete meglio?.
I quattro attori che incontreremo non ci racconteranno molto di più di queste quattro persone, ma ci coinvolgono piuttosto in un percorso fatto di domande e questioni che ci riguardano molto da vicino e chiamano in causa le nostre coscienze, la nostra impotenza.”
“Usiamo lo spazio di libertà della scena per scatenare la nostra collera, sanare l’eccesso di positività che ci circonda, i comportamenti
rigidamente politically correct, la commozione facile, il sorriso stereotipato delle relazioni sociali, le ricette per vivere con serenità le ingiustizie che ci toccano.
La decisione di andarsene delle quattro pensionate, in bilico tra la rinuncia esistenziale e l’atto politico, diventa un rifiuto della nostra “società della stanchezza”, come l’ha definita il filosofo Byung–Chul Han. Una società sempre più assertiva e ottimista perché incapace di altro, e oramai dolcemente declinante verso l’impossibilità della dignità della vita. Insieme ci presentiamo al pubblico con una dichiarazione di forte impotenza, che in questo caso e una cruciale impotenza a rappresentare.”
Deflorian/Tagliarini
Biglietti singoli
Intero 18.00 €
Ridotto 15.00 €
Studenti 12.00 €
ContattoCard: scopri tutte le riduzioni