Udine | Teatro S. Giorgio, Sala Harold Pinter
28 gennaio, ore 21.00
29 gennaio, ore 19.00
Utoya
Isola di Utoya, luglio 2011: nessuno se li aspettava quei 69 ventenni uccisi a sangue freddo per i loro ideali progressisti, nella tranquilla Norvegia, dal compatriota Breivik. Sarà ancora possibile una società multiculturale o diventeremo sempre più spaventati xenofobi? Tre coppie sfiorate dalla tragedia ci aiutano a immaginare il futuro dell’Europa.
CREDITScon la consulenza di Luca Mariani, autore de Il silenzio sugli innocenti
luci Roberto Innocenti
in collaborazione con Teatro Ringhiera ATIR
con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia in Italia
28 gennaio ore 21
29 gennaio ore 19
Udine, Teatro S. Giorgio, Sala Pinter
prima dello spettacolo
Inatteso – Teatro S. Giorgio, Sala Cechov
28 Gennaio ore 20 / 29 Gennaio ore 18
Sursum Corda – appuntamento imprevisto con la compagnia Arearea
Il 28 gennaio, al termine dello spettacolo, la compagnia e Luca Mariani, autore de “Il silenzio sugli innocenti ”, incontrano il pubblico
Sulla strage sull’isola di Utoya in cui per mano di Anders Breivik morirono 69 giovanissimi laburisti, Edoardo Erba ha scritto un testo teatrale che racconta di 3 coppie sfiorate dalla tragedia. Nella messa in scena di Serena Sinigaglia, Utoya ci aiuta ad addentrarci in questioni crucialissime come il peso dell’ideologia e della fede politica, la responsabilità nelle relazioni, le distorsioni della memoria, il futuro dell’Europa.
Grazie al libro di Luca Mariani (“Il silenzio sugli innocenti”) scoprivo che se di follia si era trattato, si trattava di tutto un altro tipo di follia. Che la strage era stata pianificata per anni con lucidità e coscienziosità al limite del maniacale e che non era contro un obiettivo a caso ma contro il cuore delle giovani ‘promesse’ del socialismo europeo.
Era una strage politica.
(…) Questa storia arriva al cuore di alcune delle ferite più profonde che dilaniano il mondo oggi e le nostre vite.
C'è il problema della distorsione della verità da parte dei media. La difficoltà di capire come stiano le cose (altro paradosso nell'epoca dell'informazione continua!). Possiamo sapere tutto, e invece non sappiamo un bel niente.
C'è il problema della ‘questione politica’. Perché una strage di giovani laburisti? Perché in Norvegia? E perché tacerla così programmaticamente?
C'è il problema delle tensioni razziali, del rapporto con l'immigrazione e il terrorismo. Un problema europeo.
Quando ho finito il libro, ho sentito forte in me il desiderio che probabilmente ha animato l'autore stesso: bisogna parlare di queste cose, bisogna rifletterci, bisogna farle risuonare nei nostri cuori e nelle nostre vite che non scrivono la Storia ma la vivono, nolente o volente, tutti i santi giorni.
Serena Sinigaglia
Due genitori benestanti che hanno mandato la propria figlia sull’isola norvegese perché il padre di fede laburista lo ha deciso; fratello e sorella che lavorano i campi della verdeggiante Norvegia e due poliziotti incastrati dal senso del dovere e dall’ordine gerarchico, vedranno i propri castelli di carte rovinosamente abbattuti da uno di loro – di noi.
Manuela Margagliotta, Paper Press
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