Udine | Teatro Zanon
October 30, 1984
November 1, 1984
CONTATTO BECKETT
Aspettando Godot
Il Progetto Beckett directs Beckett è l'ultimo capitolo del bizzarro sodalizio tra uno dei massimi drammaturghi del '900 ed un ex ergastolano, divenuto attore, autore, regista e la sua compagnia San Quentin Drama Workshop.
CREDITSDue parole, per introdurre
I testi di Beckett che qui vengono presentati sono universalmente noti. Né si può pensare che osti alla loro comprensione, per lo spettatore che non li conoscesse, l’uso dell’inglese: dato che, per convenzione, l'inglese è, oggi, la lingua madre di tutti.
Eppure questi «programmi di sala» non sono del tutto insensati. Non pretendono di guidare alla visione, sebbene siano guidati da una visione: che è critica, ma anche ottica, in certo senso.
Se è vero, come dice il proverbio, che quattro occhi vedono meglio di due, il lettore-spettatore potrà servirsi di queste schede come di un puro supplemento di sguardo. Che non è un grande contributo, ma neppure un contributo insensato.
Aspettando Godot
Tant’è vero che il teatro occidentale è della parola, più che di parola, che si è portati spesso a confondere ciò che un personaggio dice di fare con ciò che effettivamente fa e, più in generale, i discorsi sui fatti con i fatti stessi. Per esempio: cosa accade veramente in Aspettando Godot? Due vecchi malo in arnese, Vladimiro ed Estragone, o Didi e Gogo, sono in una «strada di campagna, con albero». E sera. I due sono impegnati in varie azioni, come togliersi e rimettersi le scarpe, togliersi il cappello, esaminarlo, rimetterlo, mangiare carote o rape, sedersi, rialzarsi, dormire. Ma più che altro sono impegnati a parlare.
Tra i tanti argomenti di cui trattano, dalla storia di Cristo o dei ladroni a fantomatici viaggi di tanto tempo prima, parlano anche di un certo Godot che, appunto, starebbero aspettando. Anzi, per la verità, è Vladimiro a parlarne.
Estragone «Andiamocene»
Vladimiro «Non si può»
Estragone «Perché?»
Vladimiro «Aspettiamo Godot»
E' un tormentone verbale che ricorre identico ben sei volte sul totale di non più di una dozzina di volte in cui si fa riferimento a Godot. Ma tant’è: Didi e Gogo aspettano Godot. E lo aspettano, forse, sebbene ciò che accade sia solo che dicono di aspettarlo Ad un certo punto, entrano due nuovi personaggi, Pozzo e Lucky, Lucky è tenuto al guinzaglio con una corda e serve Pozzo, porgendogli la frusta con cui verrà frustato e il seggiolino su cui Pozzo si riposerà dalla fatica Ma Lucky è pieno di altre qualità: a comando (di Pozzo) sa ballare, e ballerà; sa pensare ad alta voce, e da par suo penserà ad alta voce.
Pozzo e Lucky se ne vanno dopo un po’ come sono venuti.
Entra un bambino, che, rivolgendosi a Vladimiro col nome di Alberto, lo informa che quella sera Godot non verrà. Tutto e rinviato all’indomani.
Cioè all’atto secondo. Dato che si è in teatro.
«Sembra di essere a teatro» dice Vladimiro e, andando al bagno che, come si conviene, è «in fondo al corridoio a sinistra», chiede di tenergli il posto. E «Non siamo per caso nella località chiamata Il Palco?» si informerà più avanti Pozzo. Nell'atto secondo, o l’indomani se si preferisce, accadono le stesse cose, cioè cose del tutto diverse, dato che ci si riferisce ad eventi microscopici. Del giorno avanti, o del primo atto, nessuna memoria: come quando tutto è uguale perché le diffèrenze non si vedono, cioè come quando tutto è indifferente .
Tornano Pozzo e Lucky. Pozzo dice che lui è cieco e che Lucky è muto, cade e invoca pietà, poi se ne va col suo compagno.
Torna il bambino, si rivolge di nuovo ad Alberto per dirgli che Godot non verrà neppure oggi, ma sicuramente l’indomani.
Cioè all’atto terzo: che però non c’è, perché la commedia è finita. E dunque, dato che, come recitano i due vecchi, gli uomini «Non si accontentano di aver vissuto» (VI) ma «Bisogna pure che ne parlino» (Estr. qual è il significato?)
Lo stesso Vladimiro sembra preoccuparsene: «Tutto questo comincia a non avere più senso». «Ne ha ancora troppo» lo rassicura Estragone.
...
NOTE SUL SAN QUENTIN DRAMA WORKSHOP
La compagnia si fonda nel carcere di San Quintino (California) nel 1957 per opera di alcuni detenuti che diretti da Rick Cluchey lavorano per allestire alcuni spettacoli teatrali all’interno della stessa casa di pena.
Nel 1961 per la prima volta la compagnia comincia a lavorare su una trilogia beckettiana; aspettando Godot, Endgame, L’Ultimo Nastro di Krapp.
Se i critici hanno ragione quando sostengono che tutti i personaggi di Beckett sono tolti dalla sua giovinezza a Dublino, ovvero dalle strade, dalle paludi, dai canali di scolo, dalle discariche dei rifiuti e dai manicomi, allora in tal caso si può affermare che le persone più informate e qualificate per ritrarre i personaggi di Beckett sono gli ospiti di qualsiasi prigione. E’ qui, più che in qualsiasi luogo del mondo, che risiede la vera gente di Beckett: i pazzi e gli emarginati, i poeti delle strade e «tutto il corpo sanguinante del sistema». A quel tempo, per la compagnia era di grande interesse il fatto che gli spettatori di tutto il mondo fossero sconcertati ed affascinati, i critici sbalorditi dalle opere di Beckett, mentre i reclusi a San Quintino trovavano la situazione completamente normale.
Era facile capire cosa vuoI dire aspettare, aspettare il niente.
Fra il 1961 e il 1963 vennero allestite due produzioni di Aspettando Godot, in cui Rick Cluchey interpretava Vladimiro.
Nel 1963 sempre Cluchey decise di riallestire L’Ultimo Nastro di Krapp interpretando il protagonista.
Quando alla fine venne rilasciato sulla parola, decise di venire in Europa e per caso incontrò Beckett a Parigi: fu l’inizio di una amicizia lunga e duratura che portò Rick Cluchey e la sua compagnia ad uno stretto rapporto artistico con il Grande Maestro.
Nel 1974 la S.Q.D.W. diede una rappresentazione straordinaria di Finale di Partita in onore di Beckett al Centro Americano di Cultura a Parigi. Rick Cluckey venne poi invitato a Berlino per una regia al Forum Theater e fu l’occasione per cominciare a lavorare, nel 1975, con Beckett allo Schiller Theater alla sua produzione di Godot.
Dopo Berlino Cluckey si recò a Parigi. Rick Cluchey venne poi Grande Maestro con un giovane attore francese che interpretava Krapp, ma fu costretto ad interrompere il lavoro per rientrare forzatamente in America. Egli si ripromise comunque di interpretare quel ruolo ancora, un giorno. L’opportunità si presentò presto con l’invito del DAAD a trascorrere un anno a Berlino come artista residente. Fu per lui l’occasione per rincontrare Beckett e chiedere di essere diretto in L’Ultimo Nastro di Krapp. Egli acconsentì.
Samuel Beckett, sulla soglia dei 78 anni di età, su invito di Rick Cluckey, e di alcuni artisti e cineasti australiani, ha accettato di fare la regia di tre sue memorabili opere.
Il Progetto Beckett directs Beckett è appunto l’ultimo capitolo del bizzarro eppur fecondo sodalizio tra uno dei massimi drammaturghi del ‘900 ed un ex ergastolano, divenuto attore, autore, regista, e la sua compagnia.