Tour italiano proprio nelle giornate che in tutto il mondo ricordano l’Olocausto, per Auschwitz, una storia di vento, lo spettacolo teatrale prodotto dal CSS Teatro stabile di innovazione del FVG che trae ispirazione dall’omonima app interattiva per ragazzi ideata e realizzata da Franco Grego per la casa editrice udinese il paragrafoblu.
Lo spettacolo sarà mercoledì 23 e giovedì 24 gennaio al Teatro Bruno Munari di Milano, il 26 gennaio a Teatro Biagi D’Antona di Castelmaggiore, e il 27 gennaio, nella Giornata internazionale della Memoria, sarà ospite al Teatro Quarticciolo di Roma (repliche in matinée anche il 28,29 gennaio) e infine il 31 gennaio sarà al Teatro degli Atti di Rimini.
Auschwitz, una storia di vento nasce dall’incontro con un racconto digitale che si sfoglia sullo schermo di un tablet e si dimostra capace di raccontare ai bambini l’orrore dell’Olocausto, con toni delicati e poetici.
Il passaggio dalla app alla scena teatrale si deve a Fabrizio Pallara, regista e fondatore del teatrodelleapparizioni, una delle compagnie italiane che più stanno innovando i linguaggi e le forme sceniche del teatro per ragazzi.
Pallara firma la regia, scene, luci e l’adattamento teatrale dello spettacolo, e lo costruisce come una partitura di immagini animate – ideate e realizzate dell’illustratore Massimo Raccozzi - in cui sono immersi i due attori protagonisti, Roberta Colacino e Manuel Buttus, in una fortissima interazione fra video, racconto e musica. Scene e costumi sono di Luigina Tusini, assistente alla regia Adriano Giraldi. Lo spettacolo è prodotto dal CSS con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e con la partecipazione della Fondazione Kathleen Foreman Casali, in collaborazione con la compagnia teatrale Mamarogi e teatrino del Rifo.
La storia: JouJou e Didier sono fratello e sorella, due adulti, che sono stati bambini ad Auschwitz.
Attraverso i loro occhi il racconto della loro storia dentro la Storia: il viaggio verso il campo di concentramento e la vita all’interno, ricordi che affiorano da quel tempo tragico che negava la vita e poi se la portava via.
Una storia tra mille: i giochi e la fantasia per sfuggire all’orrore, per vedere al di là del filo spinato, oltre la neve, oltre il vento che sempre soffiava, e trovare una flebile speranza, il miraggio del ritorno a casa.
Una storia che non dà risposte ma continua a creare domande, per riflettere su quello che è accaduto e che continua ad accadere, dentro un’umanità senza memoria. Lo spettacolo diventa così un diario, fatto d’immagini, emozioni, di suoni e musiche, di spazi, di persone e di vento, e poi il cancello di Auschwitz al centro della scena, come monumento, confine sottile tra umano e disumano.
Un emblema per parlare di ogni discriminazione.
Lo spettacolo è per tutti, particolarmente consigliato alla visione in famiglia, per un pubblico di adulti e bambini, dagli 8 anni in su.