Le Residenze per le arti performative a Villa Manin riaprono nuovamente le porte al pubblico per una serata assieme al coreografo Arkadi Zaides, alla scoperta del percorso di ricerca artistica a cui ha appena dedicato la sua permanenza negli spazi di Passariano.
Giovedì 10 novembre, dunque, dalle ore 20 gli spettatori potranno accedere allo Spazio Residenze del progetto DIALOGHI un progetto ideato da CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia e Azienda Speciale Villa Manin, realizzato con il contributo del MiBACT - Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. L’ingresso sarà libero ma vista la capienza limitata riservato a soli 30 spettatori (prenotazioni scrivendo a: info@cssudine.it o allo 0432.504765).
Arkadi Zaides è un artista con un percorso rilevante, che lo impone all’attenzione internazionale: nato in Bielorussia nel 1979, dall’inizio degli anni Novanta si è trasferito in Israele, a Tel Aviv, dove si è formato come danzatore, è diventato coreografo e ha preso parte fra le più importanti compagnie di danza contemporanea nel suo Paese – da Batsheva Dance Company a Yasmeen Godder Company.
Come coreografo indipendente si distingue per la capacità di innestare la sua pratica artistica con la necessità di testimoniare la realtà che sta vivendo il Medio Oriente e la Palestina.
La scorsa stagione teatrale è stato ospite a Udine di Teatro Contatto con Archive, un assolo che testimoniava le violazioni dei diritti umani in Cisgiordania e nella striscia di Gaza.
Proprio per la sua militanza e la qualità della sua produzione artistica, quest’anno la collaborazione con Zaides si rinnova con l’invito del CSS a sviluppare un nuovo progetto nel corso di una Residenza artistica di 20 giorni a Villa Manin e che si inserisce in un lungo percorso di creazione che si sta strutturando proprio attraverso Residenze europee, fra Belgio, Francia, Italia e Austria (è appena stato ospite del Tanzquartier a Vienna).
Arkadi Zaides continua allora la sua esplorazione che ha per focus l’area Schengen e la difesa delle frontiere europee in relazione ai movimenti migratori generati dai tanti conflitti in corso a livello globale. La questione dei confini viene dunque affrontata considerandoli come spazi che generano movimento e sollecitano una riflessione etica sulla posizione dell’Europa in materia d’accoglienza e, per contro, sugli investimenti in tecnologie per la difesa delle sue frontiere.
Per il coreografo e la sua equipe la danza e la coreografia diventano strumenti pratici e concettuali per indagare le relazioni tra spazio, persone, corpi e macchine.
Il progetto esplorerà il movimento attraverso il suo limite, ponendosi domande come: Che tipo di coreografia emerge in presenza di confini? Chi o che cosa può fermare il movimento? Quali costrizioni fisiche possono determinare il movimento?