Colugna | Teatro Luigi Bon
March 11, 1994
March 13, 1994
Maratona di New York
Due ragazzi corrono di notte. Corrono e corrono. Si allenano. Hanno in mente di andare a New York, alla famosa maratona.
CREDITSluci Claudio Coloretti
Due ragazzi corrono di notte. Corrono e corrono. Si allenano. Hanno in mente di andare a New York, alla famosa maratona. Ma questa notte non è come le altre. C’è una strana inquietudine, un senso di angoscia che attraversa le parole e si riverbera nel silenzio della strada. Hai sentito le previsioni? dice Stefano. Domani viene il gelo cosmico. Il gelo cosmico. L’universo che si raffredda. Lo zero assoluto. A me sembra già freddo adesso, dice Mario. E un’impressione? Oppure qualcosa sta accadendo davvero? La realtà è proprio quella che si vede? il brivido attraversa la pelle, si insinua nei discorsi, nelle divagazioni, provoca domande sproporzionate. Dovremmo decidere se esiste Dio, dice Mario. Ma perché proprio stasera? C’è un punto di passaggio fra due realtà, fra due dimensioni. Quando il diaframma che le divide si apre, il paesaggio intorno diventa misterioso. Dove sta il passaggio a livello, in fondo alla strada oppure nel profondo della mente? Non c’è un momento di riposo per rispondere alle domande. Bisogna pensarci in corsa, con la milza che fa male, con la tosse, con la codeina dello sciroppo nel sangue, col ricordo di Anna che fa male ancora, con la volontà che spinge e il corpo che dice basta. Bisogna pensarci litigando o ridendo, anche quando la memoria va al buio e di tempo ne rimane poco. Così, seguendo il tic tic di inesorabili secondi, con l’acido lattico nei muscoli e il cuore che scoppia, si corre. Ricordando l’ateniese che forse ha raccontato un sogno, e la grande lnter che vinceva in contropiede, sognando gli americani che applaudono e pensando di tornare indietro nel tempo a picchiare chi è stato scortese, si va avanti fino all’ultimo. Senza sapere perché soprattutto, si deve fare tanta fatica.
Da vedere, assolutamente da non perdere, quest’ora di teatro con due attori che per quasi lutto il tempo corrono e recitano, recitano e corrono. Da fermi s’intende. Autore e regista di Maratona di New York, un copione senza precedenti che organizza dialogo e podismo per due attori-atleti è il milanese Edoardo Erba.
Questo testo che cita e polverizza in estenuanti falcate i massimi sistemi questa conversazione continuamente interrotta mentre i muscoli rigurgitano di tossine è anche un banco di prova straordinario per gli attori che, è il casa di dirlo, vi si buttano anima e corpo. Bruno Armando e Luca Zingaretti formano un binomio inesausto, all’insegna del più sudato cameratismo. Con grinta, con rabbia a fior di pelle, con una sorta di staffetta di accelerazioni fughe, sarcasmi, abbandoni, duplicati di un sempre più percepibile stato di delirio.
Rodolfo di Giammarco, La Repubblica