Extremities

La storia è quella di un teppista accecato con una bombola di insetticida da Marjorie, la vittima, dopo un tentativo di violenza carnale, e da questa sequestrato, assieme a due amiche

locandina
anno
1989
testo
William Mastrosimone
regia
Massimo Navone
interpreti
Bruno Armando, Monica Codena, Antonella Targa, Doris von Thury
produzione
Centro Servizi e Spettacoli di Udine
in collaborazione con Teatro di Porta Romana

Conosco da tempo, qualcuno da molti anni, i giovani attori con cui ho realizzato Extremities, eppure ho lavorato in un clima particolare, insolitamente febbrile in cui - sebbene nessuno fosse alla prima esperienza professionale - si sentiva la grinta e la totale disponibilità degli esordienti.
In realtà si tratta di esordire da protagonisti, sostenere cioè la responsabilità di uno spettacolo non facile, tutto giocato sul filo della tensione e sempre in bilico tra situazione reale ed incubo.
L'impresa è rischiosa per tutti, ma vale sicuramente la pena di tentarla, soprattutto in un momento come questo che vede Milano diventare sempre più frequentemente la sede di esperienze teatrali che vedono coinvolta una nuova generazione di attori e registi. E dunque in cui certi spettacoli possono contribuire al processo di rinnovamento, sulla cui strada ci incontriamo in numero sempre crescente.
AI di là delle ovvie diversità di interessi, di scelte e di formazione, esistono desideri e obiettivi che tutti condividono e perseguono (condividiamo e perseguiamo): lavorare in situazioni che siano prima di tutto occasioni di reale crescita artistica e professionale; pensare il teatro non per prodotti ma per esperienze che conservano per tutti un perimetro d'imprevedibilità, dentro al quale nessuno arriva con il suo patrimonio professionale ben custodito, ma tutti sono disposti a mettersi in gioco e in cui l'amalgama che si crea tra attori e regista si traduce in risultati spettacolari importanti non solo per chi li realizza ma per una collettività di spettatori, il più numerosa possibile.
Extremities mi piace per la sua inquietante doppia dimensione, realistica e allucinatoria, che, coinvolgendo personaggi e situazioni in una storia al limite dell'incredibile, trasferisce il quotidiano su un piano di emblematica e agghiacciante teatralità.

Massimo Navone

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